Teatro Olimpico Comune di Vicenza

Il Giardino del Teatro Olimpico

Si accede al Giardino del Teatro Olimpico attraversando la Porta dell’Armamentario o dell’Arsenale, aperta nel 1600 lungo il perimetro meridionale, in cotto, dell’antico castello, noto in età medievale e rinascimentale con il nome di San Pietro, e poi detto del Territorio, che sorgeva nell’area della città chiamata “Isola”.

La Porta disegnata da Ottavio Revese Bruti è caratterizzata da un bugnato rustico, con due slanciate colonne ioniche e una chiave di volta che regge un attico decorato da stemmi e trofei. Sulla sinistra si nota la rigorosa porta lombardesca in marmo rosa, aperta nel Quattrocento e in seguito murata. Sul muraglione sono collocati lapidi e frammenti eterogenei.

Il giardino del Teatro Olimpico è uno spazio verde raccolto, ricco di statue e antiche vestigie lapidee, una sorta di museo archeologico all’aperto, reso più “romantico” dall’inserimento di alcune piante e dal suo carattere appartato e segreto, in grado di aumentarne il fascino. Un tempo fungeva da austero cortile militare.

Di particolare pregio la loggetta dorica del Palazzo del Territorio (visibile sulla destra, entrando). Varcata la Porta sulla destra sono visibili due interessanti lapidi. La prima è stata posta in occasione dell’inserimento di Vicenza nella lista UNESCO dei beni patrimonio dell’umanità, la seconda ricorda la decisione dell’imperatore Francesco I , nel 1825, di ricusare qualunque spesa in suo onore che non fosse destinata a opere di pubblica utilità.

Dirigendosi verso la parte sinistra del giardino, tra frammenti lapidei di diversa provenienza , capitelli e fregi di incerta datazione e origine, si nota una stele del Seicento e un’epigrafe datata 1866 che ricorda la visita a Vicenza del re Vittorio Emanuele (un tempo collocata sull’arco di trionfo, disegnato anch’esso da Ottavio Revese Bruti, all’ingresso del Giardino Salvi Valmarana). Proseguendo lungo il vialetto, sulla sinistra, si incontra un interessante rilievo raffigurante Ereteno, dio del fiume Retrone, che attraversa la città, sopravvissuto al crollo del Teatro Eretenio. Vi si legge: Nunc purior unda, come a dire che con l’edificazione dell’Eretenio, tempio della musica e delle arti, anche l’onda del fiume sarebbe stata più pura. Sempre sulla sinistra lungo il vialetto, accostate alla parete esterna del Teatro, si notano due sculture, forse settecentesche, raffiguranti l’una un fauno con zampe caprine, l’altra un Cerbero con teste di cane ma corpo umano.

Guardando la parete di fronte, lungo quello che è oggi il Palazzo del Territorio, ecco statue delle Muse, che un tempo adornavano la balaustra del Teatro Verdi di Campo Marzio, diversi frammenti lapidei tra cui parti d’ali di Leoni di San Marco, stemmi gentilizi e una sorta di rosone.

Interessante osservare infine la struttura esterna del Teatro, in particolare la piccola abside sulla sinistra (dando le spalle alla Porta di Ottavio Revese Bruti) che racchiude la prospettiva di mezzo del Teatro, aggiunta per consentire il dispiegarsi della scena secondo il progetto attribuito a Scamozzi.

Il complesso del Palazzo del Territorio è sovrastato dalla Torre dell’Osservatorio, nota anche come Torre Coxina o degli Arpolini o ancora dei Gomberti, e più tardi Torre Reata, visibile già nella Pianta Angelica della città del 1580.

[Testo liberamente tratto da: Alessandra Agosti, Guida Teatro Olimpico, Gilberto Padovan Editore, Vicenza 1991]

 

Il Giardino dell’Olimpico è oggi utilizzato quale location esclusiva per concerti, rappresentazioni teatrali, matrimoni, banchetti, cene di gala, conferenze stampa.